“Il culto del santo era celebrato soprattutto a Borgo Cerreto, Norcia, Ospedaletto e San Marco, dove esistono chiese a lui dedicate. L’eremo presso il quale soggiornò Guerrino il Meschino prima d’entrare nel regno di Alcina era dedicato a San Lorenzo.

La “sfazzolettata”. Il 10 di agosto, festa di San Lorenzo, a Campi Vecchio, i fidanzati regalavano alla loro ragazza un fazzoletto pieno di pere. Era una maniera di dichiarare l’amore, simile a quella in uso a Cerreto in occasione della festa del Perdono, A Campi, l’usanza era detta “sfazzolettata”. In occasione della stessa festa, si eseguiva il tiro al gallo, un gioco antico e crudele: si legava a un palo un gallo per una zampa e lo si doveva uccidere a sassate. I sassi erano venduti a un soldo ognuno. Chi uccideva Il gallo, aveva il diritto di mangiarselo.

I “carboni di San Lorenzo”. A Rocchetta di Cerreto si credeva che, in occasione della festa di San Lorenzo, il 10 di agosto, scavando si sarebbero incontrati pezzi di carbone detti “carboni de San Lorenzo”. Non si conoscono più gli impieghi di tali carboni. A Ospedaletto di Norcia, circa settant’anni addietro, si usava cercare sotto le pietre “i carboni di San Lorenzo”. Queste scarne testimonianze non rendono giustizia a un’usanza che, almeno fino al periodo compreso tra i due conflitti mondiali, dovette essere molto diffusa e comprendeva anche un impiego rituale dei cosiddetti “carboni di San Lorenzo”. come rivelano le comparazioni con regioni limitrofe. Sull’Altopiano di Leonessa era diffusa la medesima credenza esistente in Valnerina: chi avesse trovato “i carboni di San Lorenzo” recitava un padrenostro di ringraziamento e li portava in casa, dove erano devotamente custoditi. (Polia- Chàvez 2002: 138). Anche in Abruzzo si crede che, il giorno di San Lorenzo, i carboni si trovino dovunque si scavi; in alcune zone si usa cercarli prima del levar del sole. A Popoli si scava specialmente dove cade l’acqua delle grondaie, i carboni rinvenuti vengono sparsi nei campi per preservarli dalle tempeste, o tenuti in casa affinché tengano lontani i malefici oppure li si impiega nella cura di certe malattie (Finamore 1997: 184).”

(tratto da Mario Polia, “TRA CIELO E TERRA. Religione e magia nel mondo rurale della Valnerina. Volume II Il Ciclo dei mesi”, Edicit, Foligno, 2009, pp.283-284)